Dalla terrazza retrostante la chiesa di San Francesco si può ammirare in lontananza la città di Anagni e nella vallata, a poca distanza dalle mura cittadine, il complesso monumentale del Monastero di Sant’Antonio Abate, eretto sul colle detto del Fico, che sovrasta la contrada Ponte Grande ed è fiancheggiato a sud dalla via Latina, oggi via Casilina. Il monastero fu fondato dopo il 1260 da Pietro del Morrone, divenuto papa nel 1294 con il nome di Celestino V. Il più antico documento relativo al monastero ferentinate di S. Antonio Abate conosciuto ne attesta l’esistenza in data 14 aprile 1267: si tratta di un atto di donazione al monastero, conservato nel Fondo Celestini dell’Archivio Segreto Vaticano. La chiesa dal 1296 al 1327 ospitò le spoglie mortali del suo fondatore, che morì a Fumone il 19 maggio 1296. Meta di pellegrinaggi, intensificatisi dopo il 1313, anno di canonizzazione di Pietro del Morrone, la chiesa, edificata con materiale locale e fondata direttamente sul banco di arenaria di appoggio, si abbellì di affreschi di pregevole fattura, come testimoniano le pitture di scuola romana, riportate alla luce in occasione dei restauri effettuati dalla Sovrintendenza ai Beni Monumentali e terminati nel 1995-96. I restauri hanno provveduto al consolidamento delle strutture murarie e di fondazione nonché alla rimozione delle modificazioni moderne che ponevano in serio pericolo la statica dell’antico monumento. La chiesa, infatti, subì trasformazioni specialmente alla fine del Settecento e nella prima metà dell’Ottocento, come dimostrano le decorazioni in stucco del presbiterio. L’intervento più significativo per il recupero del corredo iconografico è stata la rimozione della volta a botte ribassata, la cui costruzione aveva celato gli affreschi medievali, conservatisi nel sottotetto e sull’arco trionfale, e trasformato l’edificio originario a tre navate in quello a navata unica con cappelle laterali. Realizzata con materiale povero, la volta era in procinto di sgretolarsi e provocare ulteriori danni alle strutture murarie antiche. La chiesa di Sant’Antonio abate ha una semplice facciata a capanna con campanile impostato su uno degli spioventi: la porta di accesso, sormontata da una lunetta a tutto sesto, presenta un architrave sorretto da mensole, la cui decorazione è simile a quella delle mensole della porta sinistra di ingresso alla chiesa abbaziale di Casamari, testimonianza significativa della diffusione nel XIII secolo del linguaggio cistercense anche nel territorio rurale ferentinate. I restauri (1995-96) hanno restituito all’edificio l’originaria pianta a tre navate, distinte da pilastri che sorreggono arcate a tutto sesto in prossimità della zona presbiteriale. Le navatelle laterali sono coperte da volte a crociera. La navata centrale ha la parete absidale rettilinea e, come nelle chiese urbane di S. Francesco e S. Maria Maggiore, presenta due tipi di copertura: lignea nell’area destinata ai fedeli e in muratura con volta a crociera sulla campata occupata dall’altare. Della decorazione pittorica antica si conservano poche tracce. I più antichi affreschi appaiono quelli rinvenuti sulla parete soprastante la prima arcata della navata sinistra, posti in prossimità dell’attacco del muro alla retrofacciata: incorniciate da fasce rosse, sono visibili le immagini raffiguranti la Vergine, il Redentore e Santi, tra i quali forse S. Giovanni Battista e il corpo nudo coperto da lunghi capelli del santo eremita Onofrio della tebaide d’Egitto. (sec. V d. C. ) . Gli affreschi che decorano l’arco trionfale riproducono tre scudi a forma di “bucranio” appesi alla parete in risalto su un drappo verde: a sinistra c’è lo stemma della città di Ferentino (il giglio bianco su fondo rosso), al centro, in maggiori dimensioni, quello dei Fratelli dello Spirito Santo fondati da Pietro del Morrone (sull’arma a fondo bianco la croce ha la lettera S sovrapposta al suo asse verticale; sopra l’arma è riprodotta la tiara pontificia), e a destra è dipinto lo stemma dell’Ordine Ospedaliero degli Antoniani (sull’arma a sfondo bianco si staglia il Tau, sul quale è riprodotta la croce infissa sul Calvario, raffigurato da tre piccoli monti). Importantissimo è il rinvenimento di un affresco, databile agli inizi del XIV sec. raffigurante a grandezza naturale S .Pietro Celestino. Rinvenuto sulla superficie del pilastro di retrofacciata della cappella sottostante il campanile a grandezza naturale, che vestito con abito scuro del monaco, regge tra le mani la tiara papale ed ha appoggiato sul braccio sinistro il mantello purpureo. Addossato alla parete absidale della navate centrale è l’altare maggiore, su cui domina la pala raffigurante la Vergine con il Bambino e i Santi Pietro Celestino, Giovanni Battista, e Antonio abate, tela dipinta da Andrea Giorgini nel 1829 e dono del cardinale Pietro Vidoni. Nella parte superiore della tela è rappresentata la Madonna, seduta su un trono di nuvole grigie con in braccio Gesù Bambino nudo che, nell’atto di benedire dall’alto i fedeli li guarda sorridente. Nella parte inferiore della tela è raffigurato il piano terreno con le immagini dei Santi inserite in un ambiente sereno e naturalistico. San Pietro Celestino è raffigurato a sinistra: di aspetto senile, indossa abiti e tiara pontificale, volge lo sguardo amorevole verso i fedeli e con le braccia protese verso la sua sinistra invita i fedeli ad ascoltare S. Giovanni Battista, il suo Patrono, raffigurato al centro, San Giovanni Battista barbato è vestito di pelli come eremita, indossa un mantello rosso, che si avvolge sinuosamente al suo atletico corpo, facendolo risaltare sui colori freddi dello sfondo: il santo ha la gamba sinistra arretrata nell’atto del cammino, regge con la mano sinistra la croce e con l’indice della mano destra sollevato addita ai fedeli la gloria di Maria e Gesù fra gli angeli. A destra è infine raffigurato di tre quarti S. Antonio Abate dalla barba canuta, vestito con saio marrone e con mantello più scuro; regge con la mano sinistra il bastone con il campanello e tiene poggiata la mano destra al petto, mentre estasiato reclina all’indietro il capo per contemplare la versione beatifica della Vergine. La cornice architettonica della ancòna dell’altare maggiore è di stile tardo-barocco non privo di classica sobrietà, adeguata al contesto rurale della chiesa. La cornice presenta due colonne corinzie che fiancheggiano la pala di Andrea Giorgini e che sorreggono una trabeazione con angeli seduti simmetricamente alle cornici angolari di un timpano spezzato, al cui centro addossata alla parete è una tabula quadrata incorniciata in stucco da volute ed elementi floreali. Tra i rilievi della cornice dell’ancona sono raffigurati a sinistra della pala d’altare San Benedetto, nel cui ordine papa Urbano IV il 1° giugno 1263 incorporò i Fratelli dello Spirito Santo fondati da Pietro del Morrone, e a destra Caterina d’Alessandria, patrona dei ritiri ed in antico venerata presso gli abitanti delle zone rurali quale protettrice delle zitelle da maritare. La chiesa conserva integro il sepolcro scavato nell’arenaria al centro della navata centrale che custodì per trent’anni il corpo del papa angelico, che il 19 maggio si festeggia in Ferentino quale secondo patrono. Molto interessante è il complesso monasteriale, che si addossa alla chiesa. La congregazione dei Celestini lo resse fino alla sua soppressione avvenuta nel 1810. Il monastero del XIII secolo è stato assai deturpato nel corso dei secoli, tuttavia cancella tracce evidenti del periodo medievale specialmente nel chiostro, dove semplici pilastrini, conclusi da capitelli piatti a trapezio rovesciato, sorreggono arcate a sesto ribassato.