Il censore, citato insieme ad Aulo Irzio nell’iscrizione dell’Acropoli, era di famiglia ferentinate, come fa supporre il suo tenimento nell’ager Ferentini – Lollianum – ora Giuliano di Roma. Una tradizione vuole che la famiglia Lolli discenda dal suo casato. Appartenente, dunque, alla Gens Lollia, homus novus dell’epoca augustea, faceva parte dell’aristocrazia cittadina dell’Antica Roma. Nato a Ferentino nel 54 a.C circa, ricoprì il Consolato nel 21 a.C., fu leale collaboratore dell’imperatore Augusto, cui dovette il successo della sua carriera. Iniziò la sua ascesa soprintendendo alla trasformazione del Regno di Galizia tra il 25 e il 24 a.C.; in seguito entrò a far parte dei quindecemviri insieme allo stesso imperatore e a Marco Vipsanio Agrippa. Combatté in Tracia (nel 19-18 a.C.) e poco più tardi, inviato in Gallia, subì una disastrosa sconfitta (clades lolliana del 17 a.C.) contro Sigambri, Usipeti e Tencteri, dove perse un’intera legione (la legio V). Nell’ 1 a.C. divenne compagno e consigliere di uno dei due eredi designati a succedere ad Augusto, Gaio Cesare, durante la spedizione in Armenia contro i Parti. Caduto in disgrazia, sembra per aver ricevuto doni dai principi orientali senza averne titolo, ma forse anche per aver osteggiato una riconciliazione tra Gaio Cesare e Tiberio, si suicidò avvelenandosi – in Oriente nel 2 d.C.