In prossimità di Porta Sanguinaria e adiacente all’antico percorso viario del Kardo Massimo nel II secolo d.C. Sorge il Teatro, edificato sfruttando il declivio naturale del colle. L’edificio teatrale fu scoperto dall’archeologo Alfonso Bartoli nel 1923 nell’area del giardino De Andreis, ancora sepolto dalla terra e nascosto dalla vegetazione. L’abbandono, che nel medioevo interessò tutti gli edifici scenici del mondo greco-romano, determinò anche a Ferentino la progressiva spoliazione dei materiali edilizi del Teatro Romano. Alcune strutture di fondazione della cavea vennero sfruttate per edificare nuovi edifici, tuttora esistenti nell’area orientale della cavea, caratterizzati da un profilo marcatamente curvilineo.
Nell’area nord-occidentale della cavea sono conservati alcuni ambienti di sostruzione delle gradinate. Essi, costruiti in muratura con disposizione a raggiera, sono sottostanti al muro perimetrale, che chiudeva la sommità della cavea. Nel muro sono aperte nicchie semicircolari e rettangolari alternate, che dovevano ospitare statue o sculture ornamentali. All’esterno del muro perimetrale si conserva la forma per l’incasso di uno dei pali, che dovevano sorreggere il velarium, cioè la tenda che riparava gli spettatori dai cocenti raggi del sole. Dai resti archeologici noti nell’area scenica si può ricostruire la fronte mistilinea del proscenio, con la nicchia centrale semicircolare e le laterali rettangolari. Le case dalle pareti concave, che occupano l’area orientale della cavea, si fondano sulle murature dell’edificio teatrale. Il loro profilo curvilineo segue quello delle sottostanti strutture radiali di sostegno alla seconda gradinata della cavea. La costruzione delle case ha permesso la conservazione di tre ambienti a pianta trapezoidale dell’edificio scenico, ai quali si accedeva da un ambulacro orientale, anch’esso individuato nei rilievi sotto gli edifici medesimi. Il quarto vano a sud è individuabile in pianta: privo della volta, è delimitato a meridione dalla parete dell’edificio di fondazione medievale. Quest’ultima parete presenta a vista anche l’attacco del muro che separava il vano stesso dal corridoio curvilineo che lo delimitava ad est. I quattro vani erano ambienti di servizio per particolari necessità del teatro, data la presenza di un ambulacro funzionale a raggiungere i vani ricavati nelle sostruzioni della cavea nel lato orientale, quello, cioè, fiancheggiato dalla via delle Torri di Porta Sanguinaria, che probabilmente ricalca il tracciato dell’antico Kardo Massimo.
La collocazione topografica del teatro romano risponde a criteri funzionali tipici dell’urbanistica romana, essendo l’edificio vicino alla Porta Sanguinaria. Da tale Porta fino a Porta Montana correva il Kardo Massimo della città, favorendo, a chi raggiungeva in città dal versante meridionale della via Latina, il rapido accesso al Foro. L’intenso traffico, che ancora in età imperiale caratterizzava la Porta, indusse i Ferentinati del tempo a scegliere l’area prossima ad essa per edificarvi il teatro. L’area, infatti, era particolarmente idonea per la felice esposizione a sud, per la favorevole pendenza del terreno e soprattutto per la funzionabilità urbanistica del luogo in ordine ai criteri di accesso e deflusso degli spettatori sia quelli cittadini sia quelli che provenivano dal contado o dalle città vicine. Infine, i problemi tecnici e costruttivi vennero risolti sfruttando il declivio naturale del colle, da cui si ricavarono direttamente le gradinate inferiori della cavea, mentre le gradinate della summa cavea vennero costruite su sostruzioni, che, aumentando la pendenza del colle, potevano meglio corrispondere alle necessità di visibilità e acustica.
Il Teatro romano di Ferentino, dal diametro di m 54, non è stato ancora riportato integralmente alla luce. L’edificio è databile agli inizi del II secolo d.C. In base alla tecnica costruttiva in opera mista con mattoni e blocchetti di calcare. Si stima che potesse contenere circa tremila spettatori.
Nell’area nord-occidentale della cavea sono conservati alcuni ambienti di sostruzione delle gradinate. Essi, costruiti in muratura con disposizione a raggiera, sono sottostanti al muro perimetrale, che chiudeva la sommità della cavea. Nel muro sono aperte nicchie semicircolari e rettangolari alternate, che dovevano ospitare statue o sculture ornamentali. All’esterno del muro perimetrale si conserva la forma per l’incasso di uno dei pali, che dovevano sorreggere il velarium, cioè la tenda che riparava gli spettatori dai cocenti raggi del sole. Dai resti archeologici noti nell’area scenica si può ricostruire la fronte mistilinea del proscenio, con la nicchia centrale semicircolare e le laterali rettangolari. Le case dalle pareti concave, che occupano l’area orientale della cavea, si fondano sulle murature dell’edificio teatrale. Il loro profilo curvilineo segue quello delle sottostanti strutture radiali di sostegno alla seconda gradinata della cavea. La costruzione delle case ha permesso la conservazione di tre ambienti a pianta trapezoidale dell’edificio scenico, ai quali si accedeva da un ambulacro orientale, anch’esso individuato nei rilievi sotto gli edifici medesimi. Il quarto vano a sud è individuabile in pianta: privo della volta, è delimitato a meridione dalla parete dell’edificio di fondazione medievale. Quest’ultima parete presenta a vista anche l’attacco del muro che separava il vano stesso dal corridoio curvilineo che lo delimitava ad est. I quattro vani erano ambienti di servizio per particolari necessità del teatro, data la presenza di un ambulacro funzionale a raggiungere i vani ricavati nelle sostruzioni della cavea nel lato orientale, quello, cioè, fiancheggiato dalla via delle Torri di Porta Sanguinaria, che probabilmente ricalca il tracciato dell’antico Kardo Massimo.
La collocazione topografica del teatro romano risponde a criteri funzionali tipici dell’urbanistica romana, essendo l’edificio vicino alla Porta Sanguinaria. Da tale Porta fino a Porta Montana correva il Kardo Massimo della città, favorendo, a chi raggiungeva in città dal versante meridionale della via Latina, il rapido accesso al Foro. L’intenso traffico, che ancora in età imperiale caratterizzava la Porta, indusse i Ferentinati del tempo a scegliere l’area prossima ad essa per edificarvi il teatro. L’area, infatti, era particolarmente idonea per la felice esposizione a sud, per la favorevole pendenza del terreno e soprattutto per la funzionabilità urbanistica del luogo in ordine ai criteri di accesso e deflusso degli spettatori sia quelli cittadini sia quelli che provenivano dal contado o dalle città vicine. Infine, i problemi tecnici e costruttivi vennero risolti sfruttando il declivio naturale del colle, da cui si ricavarono direttamente le gradinate inferiori della cavea, mentre le gradinate della summa cavea vennero costruite su sostruzioni, che, aumentando la pendenza del colle, potevano meglio corrispondere alle necessità di visibilità e acustica.
Il Teatro romano di Ferentino, dal diametro di m 54, non è stato ancora riportato integralmente alla luce. L’edificio è databile agli inizi del II secolo d.C. In base alla tecnica costruttiva in opera mista con mattoni e blocchetti di calcare. Si stima che potesse contenere circa tremila spettatori.